Vasta operazione in materia ambientale condotta dalla Guardia di Finanza di Taranto, contro un presunto traffico illecito di rifiuti. L’indagine, denominata “Araba Fenice” e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, trae origine dal sequestro penale, eseguito cinque anni fa, di due aree dello stabilimento “Cementir Italia S.p.A.” di Taranto, illecitamente adibite a discarica di rifiuti industriali, gran parte dei quali originati dall’adiacente stabilimento siderurgico.
L’indagine vede coinvolte la Centrale termoelettrica Enel di Cerano, la S.p.A. Cementir e l’Ilva. Dalle attività investigative e dalle risultanze di una serie di analisi chimiche effettuate, sarebbe emerso che le materie prime utilizzate da “Cementir Italia S.p.A.” per la produzione di cemento e acquistate dall’Ilva S.p.A. e dallo stabilimento Enel di Cerano non erano conformi agli standard richiesti dalle normative vigenti. Su richiesta del pm della Dda di Lecce, il gip ha disposto un provvedimento di sequestro preventivo, per l'intero impianto della centrale termoelettrica Enel di Brindisi-Cerano, per lo stabilimento Cementir ed alcuni compendi aziendali dell'Ilva di Taranto. Per Enel produzione spa è in corso un sequestro per oltre 523 milioni, che la Procura di Lecce ha quantificato come ingiusto profitto per il periodo settembre 2011/settembre 2016. Per non pregiudicare i servizi alla collettività (persone e imprese), il Gip ha disposto la facoltà d'uso al massimo per 60 giorni delle infrastrutture delle tre società. Enel dovrà utilizzare le infrastrutture dedicate e inviare i rifiuti presso impianti autorizzati. Cementir dovrà cessare una parte di approvvigionamento dalla centrale Enel e rientrare nei termini di legge. L'indagine riguarda nello specifico, la tipologia delle ceneri da combustione del carbone conferite presso la Cementir di Taranto, che le impiega per la produzione di cementi e conglomerati bituminosi. Secondo gli inquirenti infatti, la classificazione delle ceneri destinate alla Cementir non corrisponderebbe ai parametri previsti dalla legge. Stesso discorso riguarderebbe le ceneri Ilva. 31 le persone delle tre società , indagate dalla Procura di Lecce, a vario titolo, per traffico illecito di rifiuti e gestione dei rifiuti non autorizzata. Undici le persone di Enel Produzione iscritte nel registro degli indagati. Si tratta di Giovanni Mancini, Enrico Viale, Giuseppe Molina, Paolo Pallotti, Luciano Mirko Pistillo, Antonino Ascione, Francesco Bertoli, Fausto Bassi, Fabio Marcenaro, Fabio De Filippo e Carlo Aiello. Per quanto riguarda, invece, Cementir Italia, gli indagati sono Mario Ciliberto, Giuseppe Troiani, Leonardo Caminiti, Mauro Ranalli, Leonardo Laudicina, Paolo Graziani e Vincenzo Lisi. Tredici gli indagati dell’Ilva di Taranto: Nicola Riva, gli ex commissari straordinari Bruno Ferrante ed Enrico Bondi, gli attuali commissari straordinari Pietro Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso, Salvatore De Felice, Adolfo Buffo, Antonio Lupoli e Ruggero Cola e i dirigenti di area Marco Andelmi e Tommaso Capozza.
Sulla vicenda si registra l'intervento di di Enel che in una nota precisa che: «I provvedimenti relativi alla centrale di Enel Produzione, riguardano l'uso delle ceneri nell'ambito di processi produttivi secondari. Enel Produzione, si legge, confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi e presterà ogni utile collaborazione alle Autorità inquirenti. Il provvedimento di sequestro non pregiudica la corretta operatività della centrale, nel rispetto di prescrizioni coerenti con il modello operativo di Enel Produzione».
Tutti i dettagli dell’operazione Araba Fenice, sono stati illustrati stamani nel corso di una conferenza stampa presso la sede della Procura di Lecce, alla presenza del procuratore Leonardo Leone De Castris.