Alle prime luci dell’alba a Ceglie Messapica, i Carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, insieme al personale del Comando Provinciale di Brindisi e dai Carabinieri del Nucleo Cinofili di Modugno, hanno dato esecuzione all’Ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di due persone. In particolare, l’Ufficio del G.I.P. del Tribunale di Brindisi, accogliendo l’impianto accusatorio formulato nella richiesta di misura depositata dal pubblico ministero, ha emesso il provvedimento cautelare nei confronti di Giovanni Vacca, nato a Mesagne il 18.6.1981 e residente a Ceglie Messapica e Christian Vacca, nato a San Daniele del Friuli il 4.6.2001 e residente a Ceglie Messapica.
Il reato contestato a entrambi è l’omicidio aggravato in concorso, di Sonia Nacci. I due, in concorso tra loro, avrebbero bloccato la donna alle spalle, facendola cadere e sbattere con la testa per terra. Poi Christian Vacca, l’avrebbe colpita con un martello da carpentiere e con calci e pugni che le hanno procurato evidenti ecchimosi ed ematomi sul torace, sull’addome e sul fianco sinistro. L’attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi e condotta dai militari del N.O.R. della Compagnia di San Vito dei Normanni (BR), supportati dai colleghi della Stazione di Ceglie Messapica e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi per le operazioni di sopralluogo e repertamento, è scaturita da quanto accaduto a Sonia Nacci, 43enne, madre di un minore, residente a Ceglie Messapica e deceduta presso l’ospedale di Taranto dopo essere stata selvaggiamente picchiata nella notte tra il 21 e il 22 dicembre scorso. In particolare, il 22 dicembre, alle ore 2:30 circa della notte, a Ceglie Messapica, il personale del 118, contattato dal figlio della donna, è intervenuto presso l’abitazione della 43enne, poiché la stessa lamentava fortissimi dolori addominali e mal di testa. Quando il medico è giunto sul posto, la Nacci è riuscita a riferire di aver subìto un’aggressione fisica, in strada, da parte di alcuni soggetti sconosciuti ed è stata dunque trasportata presso l’Ospedale di Francavilla Fontana, per ricevere le cure del caso. Considerate le condizioni critiche in cui è giunta presso la struttura ospedaliera, la donna è stata immediatamente trasportata in sala operatoria dove, a causa di una importante emorragia interna dovuta alle percosse subìte, le è stata asportata la milza nel tentativo di salvarle la vita. Successivamente trasportata presso l’ospedale di Taranto per ricevere cure più adeguate, anche in ragione di altre patologie di cui la stessa soffriva, è tuttavia deceduta nel pomeriggio della stessa giornata per “shock traumatico a larga componente emorragica”. A seguito delle attività investigative coordinate dalla Procura di Brindisi, è stato possibile appurare subito che la dichiarata mancanza di conoscenza dei suoi aggressori da parte della vittima non rispondeva al vero e sono stati raccolti una serie di elementi di prova nei confronti degli indagati grazie ai quali è stato possibile, anche attraverso dichiarazioni di persone informate dei fatti, ricostruire tutta la dinamica e anche il movente dell’aggressione, da cui è emerso che la Nacci, volendo acquistare altro stupefacente, nonostante debiti pregressi non saldati, nella serata del 22 dicembre ha avuto una lite telefonica con la moglie di Giovanni Vacca e si è diretta a piedi presso la loro abitazione, nella speranza di ottenere comunque altre dosi. Una volta giunta presso l’abitazione, sarebbe scaturita una lite tra le donne, alla quale si sarebbero poi uniti gli indagati. Da questo, la volontà di “darle una lezione” da parte di Giovanni e Christian Vacca, bloccandola da dietro e poi picchiandola con una mazza in ferro e con calci e pugni così violenti e tutti diretti al fianco sinistro della vittima. Nel corso dell’attività d’indagine i militari hanno sequestrato i cellulari dei due indagati, da cui emerge anche l’attività di spaccio di stupefacenti e la mazzetta verosimilmente utilizzata per sferrare il colpo mortale alla donna. Il medico legale incaricato di eseguire l’autopsia ha infatti riscontrato che la sua superficie battente, al contrario di quelle di altri due analoghi strumenti di lavoro trovati nella disponibilità degli indagati, è perfettamente compatibile con una delle impronte lasciate sul corpo della vittima. E’ stata inoltre sequestrata una quantità di sostanza stupefacente a coloro che sembrano essere stati, come Sonia Nacci, “clienti” abituali dei due indagati.