Una mattinata a discutere di legalità con un “professore” d’eccezione, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Brindisi, Colonnello Giuseppe De Magistris. È accaduto mercoledì 31 ottobre agli alunni delle prime, seconde e terze classi della Scuola Secondaria di I grado di via Mantegna 23.-Fare entrare un carabiniere a scuola ha tanti significati- così ha esordito De Magistris che si è detto onorato dell’invito ricevuto dalla prof.ssa Lucia Portolano, Dirigente dell’I.C. Sant’Elia-Commenda.
Un intervento, il suo, che ha avuto come scopo non solo quello di illustrare agli studenti il ruolo e le funzioni svolte dai carabinieri sul territorio, ma di spiegare come, in ogni ambito della vita sociale e relazionale, a partire proprio dalla scuola, il valore del rispetto della legge rappresenti un mezzo per la crescita individuale e sociale.
E a questo proposito il comandante ha subito raccontato ai ragazzi la storia di un cittadino brindisino incontrato qualche giorno fa nella caserma di via Bastioni San Giorgio.
-L’uomo si era recato in caserma per denunciare un furto e abbiamo iniziato a chiacchierare. Mi ha detto di provenire dal quartiere Paradiso, che suo padre era stato un delinquente che aveva abbandonato la sua famiglia, ma che lui, dopo alcuni momenti difficili, era riuscito a riprendersi, aveva aperto un’attività e adesso possedeva un’azienda con un imponente fatturato. Questo per dirvi- ha continuato De Magistris- che io non credo alle definizioni di quartieri o scuole difficili ma voglio credere nei bravi cittadini e nei bravi ragazzi.
Il colonnello ha più volte sottolineato, nella sua lezione sulla legalità, l’importanza della collaborazione tra tutori dell’ordine e cittadini quale strumento per realizzare un efficiente modello di “sicurezza partecipata” che coinvolga tutte le componenti della società.
E gli alunni nel corso del dibattito hanno proprio dimostrato di essere una platea attiva, informata, partecipe e pronta ad esprimersi, per niente intimorita, sulle tematiche affrontate. Il capitano li ha interrogati senza voto: dalle domande su eventuali episodi di bullismo, al problema dei furti come violazione della libertà, alla sicurezza stradale, per arrivare alla piaga della mafia da lui vissuta in prima persona operando anche nella Locride.
Con grandi capacità comunicative De Magistris ha portato agli studenti tante storie, storie vere da quelle dei primi testimoni di giustizia, alla tragica esperienza del “giudice ragazzino”, Rosario Livatino, ai fatti di criminalità del nostro capoluogo. Racconti che hanno colpito i ragazzi rendendoli più consapevoli della necessità di difendere la legalità, perché tutti abbiamo diritto alla vita e alla libertà.
-Non facciamoci togliere la libertà- ha raccomandato più volte agli studenti- e non buttate via la vostra vita- parlando dell’uso di droghe. -Le droghe- ha continuato- sono sporche del sangue di tanta povera gente costretta a lavorare nelle piantagioni in Afghanistan o in Cambogia, torturata ed uccisa da uomini spietati.