I dati di cui sopra sono ulteriormente determinanti nella individuazione dei rischi appunto riportati nel Documento di Valutazione dei Rischi che non ha comportato alcuna modificazione, a maggior riprova di quanto dichiarato.Per quanto concerne invece la situazione della falda, anch’essa identificata come fonte di propagazione di inquinamento da parte del parere della Provincia, va chiarito così come ben si evince dai verbali Arpa, che le azioni messe in campo ormai da diverso tempo e cioè aver completata la messa in sicurezza di emergenza della falda attraverso un barrieramento idraulico ed essere passati alla fase successiva di bonifica della stessa attraverso l’emungimento delle acque per mezzo di 76 pozzi ad una portata di 170 m3/h e il trattamento delle stesse nell’impianto TAF (Trattamento Acque di Falda) sta portando tutti gli effetti desirati. Non a caso l’aumento delle quantità inquinanti estratte ne è la riprova circa l’efficacia dello strumento.
Inoltre, sono in fase di realizzazione significativi investimenti, alcuni già realizzati, che potenzieranno la capacità di emungimento e trattamento delle acque, verranno introdotte nuove metodologie, attraverso l’implementazione delle BAT (Best Available Technoligy – Migliori Tecnologie Disponibili) per meglio rispondere all’obiettivo di completa bonifica di falda e suolo delle aree Eni.
In più Syndial, in accordo con gli Enti pubblici, è impegnata nella messa in sicurezza definitiva dell’area esterna al petrolchimico Micorosa dove sta realizzando il Diaframma, per la deviazione del canale Pandi.
Per ultimo, sempre Syndial ha già presentato il Progetto relativo alla bonifica dell’”Oasi protetta”, ritenuto approvabile, ed è in attesa del Decreto ministeriale, per l’avvio delle attività.
Per quanto sopra approfondito è evidente che tutto prosegue secondo i tempi previsti dalle norme e procedure, che l’entità e la qualità degli inquinanti presenti sono riconducibili alle attività industriali passate, e ormai cessate da tempo, e non da rilasci e/o depositi anomali, ma che soprattutto nessun Dipendente dello Stabilimento, così come alcun Cittadino né l’ambiente circostante è sottoposto ad impatti ambientali e sanitari.
Resta la nostra preoccupazione su quanto invece non viene ancora fatto, anche in termini di semplice caratterizzazione, in tutte quelle aree non di pertinenza o proprietà Eni o di qualche altra Multinazionale, per la quale continuiamo a sollecitare gli organi preposti ad attivarsi alla stessa stregua. Oltre che il rammarico per la lungaggine autorizzativa, che sposta sempre in avanti la definitiva bonifica e la conseguente restituzione agli usi legittimi delle aree, onde poter tentare di attrarre nuovi investimenti, non solo all’interno del Petrolchimico, ma soprattutto in tutta l’Area Industriale troppo frettolosamente delimitata come SIN a suo tempo.
Brindisi, 4 aprile 2019
Le Segreterie Territoriali
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