Alle prime luci dell’alba del 15 maggio 2020, a Ostuni e a Ceglie Messapica, i Carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, coadiuvati nella fase esecutiva dal Comando Provinciale di Brindisi, dallo Squadrone Eliportato Carabinieri “Puglia”, dal 6° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Bari e Nucleo Cinofili della Guardia di Finanza di Brindisi, hanno dato esecuzione all’Ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari, nei confronti di 8 soggetti.
In particolare, l’Ufficio del G.I.P. del Tribunale di Brindisi, accogliendo pienamente l’impianto accusatorio formulato nella richiesta di misura depositata dal Pubblico Ministero Dottoressa Paola Palumbo, ha emesso una ordinanza della custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 soggetti: Mariano Barnaba classe 92 nato a Brindisi e residente ad Ostuni, Giuseppe Santoro, classe 92 nato a Fasano e residente ad Ostuni e Francesco Tanzariello ostunese classe 63 senza fissa dimorara. Nei confronti di 5 persone è stata emessa ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari. Si tratta di Francesco Barnaba , nato a Ostuni il 30 luglio1960, sua moglie Margherita Borsellino, nata a Ostuni il 22 aprile 1963, ivi residente, Oronzo Gaetano Milone, nato ad Ostuni il 20 maggio 1992, Gennaro Cantore, ostunese classe 71 e Rocco Suma, classe 85 di Ceglie Messapica. All’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, coordinata dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Brindisi, hanno partecipato 50 Carabinieri unitamente ai militari del Nucleo Elicotteri di Bari e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”.
I reati contestati sono associazione per delinquere, rapina aggravata, ricettazione relativamente a due auto utilizzate per compiere rapine e all’acquisto di una pistola 357 Magnum, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, detenzione e porto illegale di arma da guerra (Kalashnikov) ad elevatissima potenzialità offensiva” e per aver “acquistato e detenuto illegalmente” un’arma comune da sparo (pistola a tamburo).
L’attività d’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni, trae origine da una serie di rapine perpetrate sul territorio tra l'1 marzo e il 7 marzo scorsi e gli elementi acquisiti, hanno indotto gli investigatori a ricondurre i diversi episodi delittuosi alla medesima matrice, individuata in un gruppo di rapinatori suddiviso in due squadre, in grado di operare simultaneamente. I risultati investigativi, hanno disvelato l’esistenza e l’operatività di una pericolosa associazione per delinquere ben strutturata e radicata sul territorio, finalizzata a commettere reati contro il patrimonio (rapine, estorsioni e furti) anche con l’uso delle armi. Il capo dell’associazione, individuato in Mariano Barnaba, aveva poteri organizzativi e direttivi e si avvaleva della collaborazione di Giuseppe Santoro, braccio destro di Mariano nella fase di pianificazione dei colpi, con l’ulteriore compito di intimorire e aggredire le vittime e di Francesco Tanzariello, il quale oltre a compiti organizzativi, si occupava di reperire i mezzi da utilizzare negli assalti e di effettuare i sopralluoghi degli obiettivi scelti. Della medesima organizzazione facevano poi parte Oronzo Gaetano Milone e S.A. (quest’ultimo deferito in stato di libertà) con il compito di autisti e che oltre ai sopralluoghi, si dovevano occupare dell’occultamento dei veicoli da utilizzare per i colpi; F. R. che coadiuvava Barnaba nella scelta degli obiettivi da colpire e nell’occultamento delle armi e i genitori di Mariano, Francesco Barnaba e Margherita Borsellino, i quali provvedevano a reperire i mezzi “puliti” noleggiati tramite la loro società Pharmasud S.r.l., messi poi a disposizione del gruppo. Gli stessi, nel ruolo di associati con compiti di “supporto logistico e materiale”, utilizzavano la Pharmasud S.r.l. (attiva nel settore dei prodotti e delle attrezzature farmaceutiche) di loro proprietà, come società a cui intestare i noleggi di autovetture pulite, che il gruppo di fuoco, al termine degli assalti, poteva utilizzare per guadagnarsi la fuga in sicurezza. L’indagine effettuata sotto la costante e attenta guida della Procura di Brindisi, ha consentito di deferire in stato di libertà complessivamente 11 persone, coinvolte a vario titolo, di evidenziare e comprovare il vincolo associativo tra i partecipanti, di raccogliere elementi di prova relativamente alle rapine perpetrate presso la filiale della Banca Sella di San Michele Salentino il 5 marzo scorso e di evidenziare il modus operandi della banda nella programmazione e nella concretizzazione degli atti delittuosi, sia relativamente alle fasi operative sia rispetto ai necessari supporti logistici e materiali. Inoltre sono stati documentati la pianificazione e i sopralluoghi precedenti agli assalti, presso una serie di obiettivi (non posti in essere, soltanto per i rischi derivanti dai massicci controlli di forze dell’ordine in ragione del protocollo COVID-19): Cash and Carry “Pantamarket di Fasano”; Ufficio Postale di Montalbano di Fasano e Ostuni; Banca Monte dei Paschi di Ostuni; Istituto di Credito Cooperativo di Martina Franca (TA).
Le indagini hanno poi permesso di documentare una serie di pianificazioni relative all’assalto di furgoni portavalori, nonché una serie di pianificazioni relative all’assalto a TIR e camion in transito sulla SS379 e la pianificazione e il sopralluogo effettuato presso l’abitazione di due coniugi residenti sulla marina di Ostuni, nei confronti dei quali il sodalizio avrebbe dovuto compiere una rapina in villa, per impadronirsi di 200 mila euro in contanti. E ancora è stato documentato e riscontrato il possesso di armi, anche da guerra, acclarato dal sequestro a carico di ignoti di una pistola TAURUS 357 MAGNUM con relativo munizionamento, ma anche il nuovo approvigionamento di armi, a seguito del sequestro della suddetta pistola, effettuato dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile. Documentata poi la ricettazione di due auto, una di queste utilizzata per compiere la rapina presso la Banca Sella di San Michele Salentino mentre la seconda, nella disponibilità del sodalizio, sequestrata nel corso delle esecuzioni. Dalle indagini è emerso che il sodalizio capeggiato da Barnaba e Santoro, una volta individuato l’obiettivo da colpire, era solito incontrarsi per analizzare le informazioni raccolte e approfittare magari di alcune debolezze dei gestori o dei dipendenti presenti. Chiarito ciò, la fase successiva era incentrata sulla suddivisione dei compiti tra i membri della banda e sul reperimento delle armi e delle autovetture da utilizzare. Dunque due gruppi coordinati da Mariano Barnaba, uno operativo e composto da Milone, Cantore, Tanzariello e Santoro ed uno logistico composto dai genitori Francesco Barnaba e Margherita Borsellino e da un’altra donna, deferita in stato di libertà.
Gli stessi si avvalevano anche di altri soggetti, esterni all’associazione, per procurarsi informazioni sugli obiettivi e le armi da utilizzare durante gli assalti, tra cui anche Kalashnikov. Tra questi soggetti, è stato colpito dalla misura degli arresti domiciliari il cegliese Rocco Su ma, indagato proprio per ricettazione e per aver, in concorso procurato una pistola 357 Magnum che Barnaba aveva occultato all’interno di un muretto a secco nei pressi del suo terreno (sequestrata nel corso dell’indagine dai Carabinieri). Come si evince dall’Ordinanza del G.I.P., oltre alle rapine perpetrate sul territorio, numerosi sono stati i sopralluoghi documentati nel corso dell’indagine, sia presso esercizi commerciali sia presso banche e uffici postali di Fasano e Martina Franca, nonché presso un’abitazione privata, ubicata sul territorio di Ostuni. Per quest’ultimo piano la banda ha effettuato diversi sopralluoghi presso l’obiettivo da colpire che avrebbe fruttato 200 mila euro in contanti.
Sempre nelle fasi dell’indagine sono emersi elementi indiziari nei confronti del medesimo sodalizio criminale, anche relativamente ad altri fatti delittuosi cruenti, verificatisi nella provincia di Brindisi. Considerata l’urgenza, l’efferatezza delle azioni delittuose poste in essere e di quelle programmate, nonché la pericolosità del sodalizio criminale, la Procura della Repubblica di Brindisi ha lavorato intensamente per chiudere il cerchio in tempi rapidissimi, depositando le risultanze al G.I.P. che ha condiviso pienamente tutta la ricostruzione investigativa e l’impianto accusatorio.