Questa mattina, i Carabinieri di Brindisi, in vari comuni della provincia di Brindisi e nelle Case Circondariali di Milano, Voghera, Lecce, Taranto, Brindisi e Bari, hanno dato esecuzione a due distinte ordinanze di custodia cautelare, entrambe emesse dal GIP del Tribunale di Lecce, nei confronti di 37 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, con l’aggravante della disponibilità di armi, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni, eseguite congiuntamente, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce per convergenze investigative su 5 soggetti colpiti da entrambe le Ordinanze di Custodia Cautelare.
Le due indagini, denominate “Sinedrium” e “Fidelis”, sono state condotte rispettivamente da novembre 2014 a luglio 2019 e da gennaio 2018 ad aprile 2019 anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali. La prima indagine, condotta dal Nucleo Investigativo di Brindisi, che ha portato all’emissione del provvedimento nei confronti di 20 persone (di cui 7 già detenute) per associazione mafiosa, armi, estorsioni e associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, nasce l’1.11.2014 a seguito dell’omicidio di Cosimo Tedesco e al tentato omicidio del figlio Luca Tedesco. L’attività svolta ha permesso, nella prima fase, di accertare dinamica e movente del delitto e di individuare come partecipanti, a vario titolo, i responsabili, ovvero Andrea Romano, Francesco Coffa e Alessandro Polito. Le attività di indagine svolte nella fase successiva hanno consentito di raccogliere elementi probatori circa le attività illecite che venivano svolte dai nuclei familiari Coffa/Romano per favorire e finanziare l’irreperibilità dei ricercati Romano e Polito ed anche quale fonte di sostentamento primaria dei due nuclei familiari. Le attività illecite poste in essere dal gruppo venivano gestite, in prima persona, dall’unico dei quattro in quel momento in regime di arresti domiciliari e che poteva impartire ordini e cioè Alessandro Coffa. Lo stesso, a causa della detenzione carceraria del fratello Francesco e dello stato di latitanza dei due cognati Romano e Polito, seppur ristretto in regime di detenzione domiciliare, continuava a gestire le attività illecite per conto del gruppo criminale. Coffa, impartiva ordini da casa, riceveva e inviava notizie sull’andamento dell’attività, sia attraverso i loro familiari, sia attraverso “pizzini”, trafficava stupefacenti che consegnava ai suoi sodali per il successivo spaccio e riscuoteva il denaro provento di tutte le attività illecite condotte dal gruppo, tra cui il traffico e lo spaccio di droga. L’attività d’indagine svolta ha consentito di disvelare l’esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso operante nella città di Brindisi che si finanziava attraverso la commissione di attività estorsive ai danni di vari imprenditori e commercianti del posto, nonché attraverso il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti e riconducibile in particolare a Alessandro Coffa e Andrea Romano, che sono riusciti, nel tempo, a fidelizzare intorno a sè diversi individui che guardavano a loro come punti di riferimento nel panorama criminale di Brindisi. I due risultavano già affiliati da tempo ad alcuni esponenti della “Sacra Corona Unita” di Mesagne. Da evidenziare il particolare ruolo svolto dalle donne che, in mancanza dei mariti, detenuti o latitanti, partecipavano attivamente alle discussioni relative alla gestione delle attività illecite del gruppo e alle decisioni da adottare in merito alla ripartizione dei proventi per il proprio sostentamento e quello dei mariti latitanti, con specifico riferimento anche al traffico di stupefacenti. L’attività d’indagine condotta sull’associazione di tipo mafioso ha consentito di accertare la disponibilità in favore dei vertici dell’organizzazione criminale, di armi da fuoco di vario genere. Le armi venivano detenute dai sodali per sottolineare con la violenza, in caso di problemi, la loro egemonia sul territorio cittadino. La seconda operazione denominata “Fidelis”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce e delegata alla Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Brindisi, trae invece origine dal tentato omicidio di Damiano Truppi, verificatosi a Brindisi la sera del 2 novembre 2017 e per il quale, al termine delle indagini, sono stati tratti in arresto i responsabili il 15 marzo 2018. Dall’attività investigativa che ne è derivata, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, sono emersi taluni aspetti investigativamente utili in ordine ad un presunto traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, anche a livello internazionale, posto in essere da Renato De Giorgi. Contestualmente, nel corso delle indagini, sono stati acquisiti gravi elementi indiziari circa l’esistenza di una stabile ed articolata associazione criminale operante nel territorio di Brindisi riconducibile alla famiglia Coffa con al vertice i coniugi Anessandro Coffa e Maria Petrachi e con componenti di rilievo Angela Coffa, Marika Stasi, Rosaria Lazoi, Alessio Romano e Francesco Coffa, in ragione del loro rapporto di parentela e del ruolo direttivo rivestito all’interno della organizzazione, tant’è vero che hanno condotto personalmente le trattative legate compravendita/cessione delle sostanze stupefacenti. Stretti collaboratori nella attività di spaccio degli stupefacenti e stabilmente inseriti nella associazione sono risultati Abele Martinelli e Cosimo Schena, Enrico Mellone e Pamela Cannalire. Un ruolo importante nell’attuazione dell’associazione hanno avuto anche i coniugi Fabrizio D’Angelo e Anna Giannello i quali, avendo perfetta conoscenza dell’esistenza di un gruppo criminoso dedito al traffico di droga, hanno agevolato l’attività di spaccio attraverso l’occultamento dello stupefacente da loro detenuto nel caso di controlli da parte della polizia. Le indagini hanno permesso di individuare due distinti e diversi canali di approvvigionamento di cocaina da cui l’organizzazione si riforniva: il primo riconducibile a Renato De Giorgi ed il secondo riconducibile alla criminalità di Oria. L’indagine ha consentito inoltre di decodificare il linguaggio criptico utilizzato dagli indagati per comunicare tra loro e con gli acquirenti per mascherare sia le cessioni di cocaina che ogni riferimento circa la quantità, la qualità ed il prezzo. L’indagine, ha consentito poi di impedire la commissione di altre e molteplici spedizioni punitive nei confronti degli acquirenti di stupefacenti inadempienti nei pagamenti, costantemente vittime di minacce e ritorsioni, anche gravi. In carcere sono finiti: Cosimo Andriulo 48 anni, di Brindisi; Marcello Campicelli, 56 anni, di Brindisi; Pamela Cananrile, 32 anni, di Brindisi; Luigi Carparelli, 30 anni, di San Vito dei Normanni; Vitantonio Cocciolo, 26 anni, di Brindisi; Alessandro Coffa, 37 anni, di Brindisi (detenuto nel carcere di Taranto); Angela Coffa, 29 anni, di Brindisi; Annarita Coffa, 40 anni, di Brindisi; Francesco Coffa, 37 anni, di Brindisi; Francesco Coffa, 39 anni, di Brindisi ( detenuto nel carcere di Lecce); Marco Curto, 36 anni, di Brindisi; Fabrizio D'Angelo, 48 anni, di Brindisi; Giovanni De Benedictis, 24 anni, di San Vito dei Normanni (detenuto presso il carcere di Lecce). Renato De Giorgi, 52 anni, di Brindisi (detenuto nel carcere di Ioannina in Grecia); Rosaria Lazoi, 58 anni, di Brindisi; Abele Martinelli, 50 anni, di Brindisi; Giovanni Patisso, 56 anni, di Oria; Maria Petrachi, 33 anni, di Brindisi; Nicola Pierri, 51 anni, di Brindisi; Alessandro Polito, 39 anni, di Brindisi ( detenuto nel carcere di Bari); Giuseppe Prete, 28 anni, di San Vito dei Normanni; Cosimo Remitri, 29 anni, di San Vito dei Normanni (detenuto nel carcere di Lecce); Alessio Romano, 35 anni, di Brindisi (detenuto nel carcere di Brindisi); Andrea Romano, 34 anni, di Brindisi (detenuto nel carcere di Voghera); Vito Simone Ruggiero, 30 anni, di Brindisi; Stasi, 37 anni, di BrindisiSalvatore Mario Volpe, 25 anni, di Brindisi. Gli arrestati ai domiciliari sono invece: Gianluca Volpe, 23 anni, di Brindisi; Francesco Soliberto, 34 anni, di Brindisi; ; Giovanni D'Amico, 27 anni, di Tuturano; Anna Gianniello, 39 anni, di Brindisi; Piero Lo Monaco, 27 anni, di Carovigno; Monica Mangione, 48 anni, di Brindisi; Enrico Mellone, 41 anni, di Mesagne; Cosimo Schena, 48 anni, di Brindisi; Ivano Cannarile, 37 anni, di Brindisi. Tutti i dettagli sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa presso il Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi.