Il processo di transizione ecologica comporta la necessità, per istituzioni, parti sociali e per l’intero sistema produttivo del nostro Paese - che è tra i primi posti in Europa nell’uso delle fonti rinnovabili - di condividere una visione nuova dello sviluppo, che abbia però respiro temporale di medio-lungo termine ed una progettualità credibile di rilancio, atteso anche che i fondi comunitari richiedono una immediata visione condivisa.
Su questo versante, infatti, sarà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr ovvero il Next Generation Fund) , formulato come base per il piano di investimenti funzionale a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, che potrà e dovrà favorire la ripartenza economica post-Covid, grazie ai 68,9 miliardi a ciò destinati, che costituiscono più del 30 per cento del totale disponibile.
La scelta da compiere, insomma, è passare da una situazione attuale poco predisposta alla produzione verde e poco attenta ai consumi e agli sprechi, ad un’altra di attenzione e cura di tali aspetti che, a fronte dell’eccessivo sfruttamento delle risorse Territori nei quali, come tante altre volte è stato da noi rivendicato, insistono tutte le possibilità per coniugare processi produttivi pesanti con la sostenibilità ambientale, la salute e la sicurezza interna ed esterna ai luoghi di lavoro, salvaguardando i livelli occupazionali esistenti e, persino, creare nuove opportunità lavorative dirette ed indirette. Non rimane che agire, ora, sollecitando e portando a sintesi le distinte posizioni che istituzioni, politica, Enti locali, parti sociali, potranno e dovranno rendere note prima possibile.
A tal riguardo, la cabina di regia, recentemente costituita a livello regionale, tra i massimi responsabili istituzionali della Regione Puglia e Cgil, Cisl, Uil, rappresenta una ulteriore occasione di confronto teso a individuare quelle sinergie che non solo devono risultare utili a coordinare, monitorare e ad adottare soluzioni alle tante emergenze lavorative del territorio ma, soprattutto, a condividere programmi, idee e nuova progettualità per un necessario rilancio dello sviluppo economico dei territori.
Tutto ciò, riservando attenzione particolare alle politiche attive del lavoro, da coniugare con quelle passive, al fine di realizzare idonee iniziative di formazione e di riqualificazione delle professionalità esistenti, per affrontare i profondi processi di cambiamento che la transizione digitale ed ecologica impongono e per fornire alle giovani generazioni quelle competenze necessarie che i nuovi lavori richiedono. E’ del tutto evidente che in questa fase, propedeutica a dinamiche imprenditoriali il cui sviluppo andrà seguito con interesse, le istituzioni nazionali e regionali, la politica, le associazioni imprenditoriali, le confederazioni sindacali, debbano considerarsi obbligate ad un dialogo sociale la cui valenza di fondo sia quella di attribuire capacità contrattuale al nostro territorio, scongiurando possibili decisioni centralistiche e scelte etero dirette già osservate in passato, certamente al servizio del Paese ma non sempre assunte nel contestuale precipuo interesse delle nostre aree. Abbiamo un debito nei confronti dei giovani del Mezzogiorno: assicurare loro il diritto di investire proficuamente nel proprio futuro lavorativo e professionale, con l’opportunità di poter rimanere nelle terre di origine. Sia però comune la consapevolezza che i loro destini dipenderanno unicamente dalla capacità del sistema Paese di creare occasioni nuove di sviluppo sociale, economico, culturale e di rimuovere fin da ora le differenze strutturali che ancora lo connotano.
Francesco Solazzo